Descrizione
Morigino (pronunciare Morìgino) è una frazione del comune di Maglie, in provincia di Lecce. Fu comune autonomo fino alla seconda metà del XIX secolo. Situato nel Salento orientale, sorge sulla strada provinciale che collega Maglie a Cursi, a 2 km dal capoluogo comunale e a circa 30 km da Lecce. Non si hanno molte notizie sulle origini dell’abitato. Tuttavia si ipotizza che sia stato fondato nel IX secolo, con l’arrivo nel Salento dei Turchi Saraceni. Probabilmente il nome stesso del paese sta ad indicare che esso sia stato fondato dai Mori (nome con cui venivano indicati appunto i Saraceni). In particolare lo storico Arditi sostiene che un certo Moro, capitano dei Saraceni, non volendo tenere insieme tutte le sue truppe decise di dividerle in due accampamenti strategici: una parte si stanziò dove poi sorse il Borgo di Morigino e l’altra diede vita all’odierna Cannole. Nel XII secolo Morigino entrò a far parte della Contea di Lecce per volere di Re Tancredi d’Altavilla e nei secoli seguenti, fino al 1806 (anno in cui venne abolito il regime feudario) passò di mano in mano sotto il controllo delle varie famiglie proprietarie del vicino casale di Maglie. La Chiesa Matrice del piccolo centro, dedicata a San Giovanni Battista, è stata eretta nei primi anni del Seicento, forse da Angelo Spalletto, anche se non si hanno notizie certe in merito. È la chiesa più antica che si trova sul territorio di Maglie. Sulla facciata principale spiccano un portale decorato, due nicchie nella parte bassa e tre finestroni. Sulla sommità una statua. L’interno si presenta con una struttura a tre navate suddivise da imponenti colonne finemente decorate nella parte superiore. Di particolare interesse sono gli altari barocchi, il fonte battesimale seicentesco e la tela raffigurante San Giovanni Battista, attribuita a Luca Giordano. Altre tele raffigurano la Vergine del Carmine, San Nicola con la Natività e i Santi Medici Cosma e Damiano, il cui altare fu rifatto il 1819 da Vito Circolone. All’interno è presenta anche un organo, realizzato dagli organari di Gallipoli Simone e Pietro Khyrcher nella prima metà del XVIII secolo, su cui è riportato l’emblema del paese: un moretto assiso. La volta, progettata dall’architetto Filippo Bacile di Castiglione d’Otranto ed eseguita dal magliese Carmelo Toma, risale al 1863, anno in cui venne rimosso il soffitto in legno preesistente. La Torre colombaia Palumbaro sorge nei pressi dell’omonima masseria.