Descrizione
Soleto (Sulítu in griko e in dialetto salentino) è un comune italiano di 5.515 abitanti della provincia di Lecce in Puglia, inserita nella lista dei siti Patrimonio dell’UNESCO nel 1997. Collocato in Salento ed equidistante dal mare Adriatico e dallo Ionio, a circa 18 km dal capoluogo provinciale, fa parte della Grecìa Salentina, isola linguistica in cui si parla un’antica lingua di derivazione greca, il griko. La cittadina si trova a metà strada fra Otranto e Gallipoli su un piccolo altopiano a 90 metri s.l.m. Il territorio circostante degrada fino a 48 metri s.l.m. nella pianura salentina. Il punto più alto è a 106 metri s.l.m. in località Specchia Murica da dove si può vedere ad occhio nudo la collina di Collepasso, dopo il comune di Sogliano Cavour e l’avvallamento argilloso-tufaceo di Cutrofiano. Confina a nord con i comuni di Lequile, San Donato di Lecce e Sternatia, a est con il comune di Zollino, a sud-est con il comune di Corigliano d’Otranto, a ovest con il comune di Galatina. Dal punto di vista meteorologico Soleto rientra nel territorio del basso Salento che presenta un clima prettamente mediterraneo, con inverni miti ed estati caldo umide. In base alle medie di riferimento, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta attorno ai +9 °C, mentre quella del mese più caldo, agosto, si aggira sui +25,1 °C. Le precipitazioni medie annue, che si aggirano intorno ai 676 mm, presentano un minimo in primavera-estate ed un picco in autunno-inverno. Facendo riferimento alla ventosità, i comuni del basso Salento risentono debolmente delle correnti occidentali grazie alla protezione determinata dalle Serre Salentine che creano un sistema a scudo. Al contrario le correnti autunnali e invernali da Sud-Est, favoriscono in parte l’incremento delle precipitazioni, in questo periodo, rispetto al resto della penisola. Soleto è uno dei siti neolitici più noti del Salento per il ritrovamento di manufatti e un deposito di asce in bronzo (usate per funzioni religiose o come merce di scambio) oggi esposte nel Museo Archeologico Nazionale di Taranto. Alcune campagne di scavi, nelle vicinanze dell’attuale Convento dei Francescani, hanno portato alla luce parte dell’antica cinta muraria di età messapica visibile ancora nel Cinquecento e citata dall’erudito Galateo nel De situ Japigiae. Molto prima di lui Plinio il Vecchio, nel libro III della Naturalis Historia, narra di aver trovato, durante il suo viaggio nel Salento nel I secolo d.C.