Descrizione
Palagianello (Palascianídde, Pulascianídd o Polescianídde in dialetto locale) è un comune italiano di 7 832 abitanti della provincia di Taranto, in Puglia. Palagianello sorge a 133 m s.l.m. Data l’estensione di soli 43,27 km², il comune risulta il più piccolo della zona occidentale della provincia di Taranto. Il territorio comunale confina con quelli di Palagiano, Mottola e Castellaneta ed è suddiviso in otto contrade: Serra Pizzuta, Parco del Casale, Parco di Stalla, Conche, Sacramenti, Titolato, Conocchiella e Difesella. A sud dell’abitato sulla strada che porta al mare sorge la frazione di Montedoro che conta circa 350 abitanti. Il clima di Palagianello, come per il resto dell’Arco Ionico Tarantino, è tipicamente mediterraneo, con inverni miti ed estati molto calde, a volte anche torride per azione di caldi venti sciroccali. Le temperature medie in inverno registrano valori di 12-14 °C, eccezionalmente con minimi quasi negativi e rare nevicate. In estate si hanno temperature medie quasi sempre oltre i 30 °C, con punte che superano non di rado i 40 °C. Prima della sua aggregazione a Palagiano, avvenuta agli inizi del XIX secolo, Palagianello, in virtù delle prammatiche di Ferrante I d’Aragona, promulgate nella seconda metà del Quattrocento, godette di autonomia amministrativa, quale Università. Ne era prova l’inclusione nell’elenco di Università tenute al pagamento di 7 grani per fuoco per il mantenimento delle compagnie dei Cavallari che perlustravano il litorale i quali, in caso di necessità, davano l’allarme ai caporali delle torri e correvano ad avvisare gli abitanti delle zone direttamente minacciate. Per Palagianello la torre di riferimento era Torre Lato (ancora esistente). A capo della Magnifica Università di Paligianello, come scritto in un antico documento, era il Sindaco coadiuvato da tre eletti. Il giorno 14 agosto il Sindaco in carica convocava, a mezzo bandi, i cittadini nella chiesa parrocchiale San Pietro Apostolo – che è di proprietà comunale per antico possesso, l’unica dell’epoca dove l’università della medesima Terra è solita riunirsi per trattare i pubblici affari- per dare corso alle operazioni preliminari delle elezioni che avvenivano il giorno successivo. Con le leggi eversive della feudalità del 1806 oltre che i feudi furono abolite le esili strutture amministrative delle Università (Comuni). Il Regno di Napoli fu quindi ripartito in tredici Province (elevate poi a quattordici), suddivise in distretti e circondari.